In attesa dell’ora di cena, mi ritrovo a chattare con un manager che ho conosciuto due anni fa a Shanghai, in occasione della prima summer school da me organizzata.
Veniamo a parlare di India e mi viene spontaneo descriverla come un Paese molto interessante e meno "crudele" di quanto mi fosse sembrata la Cina.
Ecco la risposta: “ha proprio ragione, per sopravvivere in Cina bisogna diventare crudeli e feroci, si perde anche quel minimo di umanità, molto triste e alienante. Ritorno in Italia la prossima settimana e in serata parto per l'amata Sicilia, a ritrovare un po' di identità perduta nell'attraversare, di proposito, tutta l'Italia dal confine nord, alla punta”.
Vivere qui non è certo tutto rose e fiori. Ma il paese ti appare comunque “raggiungibile”, pronto a mettersi in contatto con chi voglia conoscerlo. Nonostante la tentazione di buona parte degli indiani di presentare ai nostri occhi l’India del domani, questa “India shining” che cresce a dismisura, nel nostro peregrinare veniamo in contatto anche con voci discordanti: dal rettore del St. Joseph’s College, un gesuita molto critico verso questo tipo di democrazia, all’ex ambasciatore indiano presso le Nazioni Unite, un Sikh che ci ricorda l'urgenza per noi di capire il passato, sostituendo - ad esempio - l’incontro programmato presso il politecnico locale con una visita guidata ai mercati della città .
Non mancano mai, qui, opportunità per riflettere. Un Paese, l’India, che ci obbliga quasi a confrontarci con noi stessi, con il nostro io più profondo.
Fabio
martedì 24 luglio 2007
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1 commento:
ragazzi che nostalgia...vorrei essere con voi e girare di nuovo per le strade di Bangalore.
Mi raccomando cercate di non soccombere seguendo i ritmi del prof. Corno e non perdetevi nessun'occasione di capire meglio l'india entrate nei templi parlate con gli indiani e cercate di capirli...
un bacione
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